Traduzione 1 cap "The Dark House"

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  1. NephilimGirl
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    Ho tradotto il secondo e sto iniziando il terzo (il libro l'ho finito di leggere ieri: bellissimo) lo posso pubblicare qui? chiedo il permesso alle amministratrici :)

    Edited by x-hypaz - 29/10/2010, 15:51
     
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  2. x-hypaz
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    Come promesso, ecco il capitolo tradotto da Nephilim Girl e rivisto da me (come dicevo soltanto alcuni errori di battitura). Rettifico che il capitolo in questione (Come da libro) è il 1 non il secondo, poiché il primo "capitolo" è il prologo!

    Quindi traduzione capitolo 1, e per non confonderci ho messo anche il titolO!

    ps. Ottimo lavoro comunque.


    CITAZIONE
    Cap 1: La casa oscura

    “Oltre questo luogo di ira e lacrime
    Niente appare oltre all’Orrore e al buio.”

    William Ernest Henley, “Invictus”


    “Le Sorelle desiderano vedervi nelle loro stanze, signorina Gray”
    Tessa posò il libro che stava leggendo sul comodino, e si voltò a guardare Miranda sull’uscio della porta della sua piccola camera, - proprio come faceva alla stessa ora ogni giorno, portando sempre lo stesso messaggio ogni giorno. Tessa avrebbe voluto rispondere di aspettarla nel corridoio, e Miranda avrebbe lasciato la stanza. Dieci minuti dopo sarebbe ritornata e avrebbe detto la stessa identica cosa una seconda volta. E se Tessa non l'avesse obbedientemente seguita dopo pochi di questi tentativi, Miranda l'avrebbe afferrata, mentre scalciava e gridava, e trascinata giù lungo le scale fino alla stanza calda e puzzolente dove le Sorelle la stavano aspettando.
    Era accaduto ogni giorno nella prima settimana che Tessa aveva passato nella Casa Oscura, come era arrivata a chiamare il posto in cui la tenevano prigioniera, finchè Tessa non realizzò che gridare e scalciare non serviva a granché, e che sprecava solamente le sue energie. Energie che doveva conservare per altre cose. “Un momento Miranda” Tessa disse.
    La cameriera mosse avanti e indietro il capo, fece un goffo inchino e uscì dalla stanza, chiudendo la porta dietro di sé.
    Tessa si alzò in piedi, guardando attorno a sé la stanza minuscola che era stata la sua prigione per sei settimane. Era piccola, ricoperta da carta da parati fiorita e poveramente arredata -un semplice tavolo da pranzo con una tovaglia di lino bianco dove consumava i suoi pasti, lo stretto letto di ottone dove dormiva, il lavabo incrinato e la caraffa di porcellana per le sue abluzioni, il vano della finestra dove teneva i suoi libri impilati, e la piccola sedia dove di sedeva ogni sera, per scrivere delle lettere a suo fratello- lettere che sapeva non sarebbero mai state spedite, lettere che teneva nascoste sotto il materasso per non farle trovare dalle Sorelle Oscure.
    Era il suo modo per tenere un diario, e assicurare a se stessa, in qualche modo, che avrebbe rivisto Nate un giorno, e che sarebbe stata in grado di consegnargliele.
    Attraversò la sua stanza fino allo specchio appeso contro la parete e si lisciò i capelli. Le Sorelle Oscure, come infatti sembrava che volessero esser chiamate, non volevano che si presentasse in disordine, anche se non sembravano porre molta attenzione al suo aspetto in un modo o nell’altro- il che era una fortuna, perché il suo riflesso la fece trasalire.
    C’era il pallido ovale del suo viso, dominato dal grigio incupito dei suoi occhi - un viso adombrato senza colori sulle guance o speranza nel suo sguardo. Indossava un serioso vestito nero, stropicciato, che le Sorelle le avevano dato quando era arrivata; il suo baule non l’aveva mai seguita, al contrario delle loro promesse, quindi quello era l’unico pezzo di vestiario che possedeva. Distolse in fretta lo sguardo.
    Non si era mai retratta dalla vista del suo riflesso.
    Nate, col suo aspetto fiero e bello, era quello che in famiglia era riconosciuto per aver ereditato la bellezza di sua madre, ma Tessa era sempre stata perfettamente contenta dei suoi capelli castani e dei suoi occhi grigio chiaro.
    Jane Eyre aveva i capelli castani, come anche molte altre eroine dei romanzi.
    E non era neppure male essere alte - più alte della maggioranza dei ragazzi della sua età, è vero, ma la zia Harriet diceva sempre che finchè una donna portasse bene la sua altezza, sarebbe sempre apparsa regale.
    Nonostante questo, lei non appariva regale ora. Appariva arruffata come uno spaventapasseri. Si domandò se Nate l’avrebbe mai riconosciuta se l’avesse vista in quel momento. A quel pensiero il cuore sembrò farle una capriola nel petto. Nate.
    Era per lui che stava affrontando tutto questo, ma a volte le mancava così tanto che le sembrava di avere ingoiato dei cocci di vetro.
    Senza di lui era completamente sola al mondo. Non c’era nessuno per lei, nessuno a cui potesse importare se era viva o morta.
    Qualche volta l’orrore di quel pensiero sembrava sopraffarla e spingerla in un baratro di oscurità dalla quale temeva di non riuscire a fare ritorno. Se a nessuno nel mondo intero importava qualcosa di te, potevi realmente esistere?
    Il click dello scattare della serratura mise fine bruscamente ai suoi pensieri. La porta si aprì, con Miranda ferma sull’uscio. “E' tempo che mi seguiate ora” disse.”La signora Dark e la signora Black stanno aspettando.”
    Tessa la guardò con avversione. Non riusciva a indovinare quanti anni avesse Miranda. Diciannove? Venticinque? C’era qualcosa senza età nella sua faccia liscia e rotonda. I suoi capelli erano del colore dell’acqua sporca, tirati duramente dietro le orecchie.
    Proprio come il cocchiere delle Sorelle Oscure, i suoi occhi protrudevano come quelli di un rospo e la facevano sembrare permanentemente sorpresa. Tessa pensava che dovevano essere parenti.
    Appena iniziarono a scendere le scale insieme, Miranda che batteva i piedi con il suo passo sgraziato, Tessa strinse fra le mani la catena che teneva al collo, a cui era attaccato l’angelo meccanico. Era un vizio - qualcosa che faceva ogni volta che era costretta ad incontrare le Sorelle Oscure.
    In qualche modo sapere che l’angelo era al suo collo la rassicurava. Lo teneva stretto mentre camminavano pianerottolo dopo pianerottolo. C’erano vari piani di corridoi nella Casa Oscura, anche se Tessa non aveva visto altro che la camera delle Sorelle, l’entrata, le scale e la sua stanza.
    Finalmente raggiunsero i sotterranei, l’aria era afosa e calda e le pareti viscide e spiacevolmente umidicce, ma sembrava che le Sorelle Oscure non ci badassero.
    Il loro ufficio era più avanti, dopo una serie di doppie porte, uno stretto corridoio si allontanava nella direzione opposta, svanendo nell’oscurità. Tessa non aveva idea di dove portasse, ma qualcosa nelle spesse ombre che da lì si espandevano la rendevano felice di non doverlo scoprire.
    La porta dell’ufficio delle Sorelle era aperta. Miranda si precipitò dentro senza esitare, Tessa la seguì riluttante.
    Odiava quella stanza più di qualsiasi altro posto al mondo. Tanto per iniziare,era sempre caldo e umido lì dentro, come una palude, anche quando il cielo fuori era grigio e piovoso. Sembrava che le mura trasudassero umidità, e i tessuti delle sedie e del divano fossero intrisi di fango.
    Ed era anche quello l’odore ,come il porto di Hudson in una giornata calda: acqua, immondizia e fango.
    Le Sorelle erano già lì, come sempre, sedute dietro l’enorme scrivania.Vestite coi loro soliti abiti colorati, la signora Black in un vestito di vibrante rosa salmone e la signora Dark in un blu acceso. Sopra la seta brillantemente colorata, le loro facce sembravano dei palloncini sgonfi e grigi. Entrambe indossavano guanti nonostante il clima torrido della stanza. “Lasciaci sole Miranda” disse la signora Black, mentre rigirava il pesante globo del mappamondo di ottone che tenevano sulla scrivania con le grassoccie dita inguantate.
    Tessa aveva più volte cercato di dare un'occhiata più approfondita al mappamondo – qualcosa nel modo in cui erano rappresentati i continenti le sembrava strano, soprattutto nel centro dell’Europa - ma le Sorelle la tenevano lontana da esso. “E chiudi la porta dietro di te”.
    Miranda, il viso senza espressione, lo fece. Tessa cercò di non lanciare un’occhiata alla porta chiusa dietro di se, che serrandosi impediva l’ingresso alla poca brezza che c’era in quel buco senza aria.
    La signora Dark piegò la testa di lato.”Vieni Theresa” Delle due donne, lei era la più gentile - più disposta a chiedere e a persuadere della sorella, che invece amava convincerla con ceffoni e minacce. “E prendi questo”. Teneva in mano qualcosa: un nastro di tessuto legato con un fiocco,del tipo che usano le ragazze per legarsi i capelli. Era abituata ormai, alle cose che le Sorelle le davano da tenere in mano. Cose che una volta erano appartenute a persone: spille, orologi, gioielli e giocattoli per bambini. Una volta la stringa di uno scarponcino, un’altra un orecchino, macchiato di sangue.
    “Prendilo” ripetè la signora Dark, con una punta di impazienza nella sua voce. “E Cambia”.
    Tessa guardò il nastro. Giaceva fra le sue dita, leggero come l’ala di una falena, mentre le Sorelle la fissavano.
    Le fece ricordare dei libri che aveva letto, storie in cui il protagonista veniva processato davanti al banco del giudice, pregando per un verdetto di innocenza. Anche lei si sentiva sempre sotto processo in quella stanza, senza sapere di quale crimine venisse accusata.
    Si rigirò il nastro fra le dita, ricordando la prima volta che le Sorelle Oscure le avevano dato un oggetto simile- un guanto da donna, con dei bottoncini di perla nel polsino. Le avevano gridato di cambiare, l’avevano schiaffeggiata e percossa, mentre lei ripeteva ancora e ancora con crescente isteria che non sapeva di cosa stessero parlando, che non aveva idea di cosa le stessero chiedendo. Non aveva pianto, anche se avrebbe voluto.
    Tessa odiava piangere, soprattutto di fronte a persone di cui non si fidava. E delle due persone al mondo di cui si fidava, una era morta e l’altra era prigioniera. Glielo avevano detto loro, le Sorelle Oscure, e le avevano anche detto che avevano Nate, e che se non avesse fatto quello che le chiedevano, sarebbe morto.
    Le avevano mostrato il suo anello, quello che era appartenuto a loro padre- ora macchiato di sangue – a dimostrare che dicevano la verità. Non glielo avevano lasciato toccare o prendere in mano e l’avevano subito nascosto quando lei aveva cercato di afferrarlo, ma lo aveva riconosciuto. Era di Nate.
    Dopo ciò aveva fatto tutto quello che le chiedevano. Aveva bevuto la pozione che loro le avevano dato, fatto ore e ore di agonizzanti esercizi, si era sforzata di essere quello che loro volevano lei diventasse.
    Le avevano detto di immaginarsi come un grosso pezzo di creta, in modo da modellarsi e cambiare forma e immagine. Le avevano detto di immedesimarsi con gli oggetti che le davano da tenere in mano, di immaginarli come cose vive e di capire lo spirito che le animava. C’erano volute settimane, e la prima volta che era Cambiata, era stato così doloroso che aveva vomitato ed era svenuta priva di sensi.
    Quando si era svegliata si era ritrovata su una delle sedie fatiscenti dello studio, con un panno umido steso sulla fronte. La signora Dark torreggiava sopra di lei, con la signora Black al suo fianco, il suo alito era acido come l’aceto e i suoi occhi brillavano.
    “Hai lavorato bene oggi,Theresa” aveva detto. “Molto bene.” Quella sera, quando Tessa era tornata nella sua stanza aveva trovato dei doni per lei, due libri nuovi sul comodino. In qualche maniera le sorelle avevano capito che leggere romanzi era la passione di Tessa. C’era una copia di Grandi Speranze e- soprattutto - Piccole donne.
    Tessa aveva abbracciato i libri e da sola nella sua stanza, dove non poteva essere vista, si permise di piangere. Da allora era stato sempre più facile. Cambiare.
    Tessa ancora non capiva cosa accadesse dentro di lei per renderlo possibile, ma aveva memorizzato i passi fondamentali che le Sorelle Oscure le avevano insegnato, nello stesso modo che un cieco impara a memorizzare il numero di passi per arrivare dal letto alla porta della propria stanza. Non sapeva cosa c’era attorno a lei nello strano spazio buio in cui loro le chiedevano di entrare, ma sapeva muoversi al suo interno. Stava concentrandosi su quei ricordi adesso,stringendo forte la presa sul brandello di stoffa rosa che teneva tra le dita.
    Aprì la sua mente e lasciò che l’oscurità calasse su di lei, lasciò che si formasse un legame tra lei e il nastro per capelli e lo spirito che viveva dentro di esso - l’eco del fantasma della persona che un tempo lo aveva indossato - sbrogliando la matassa come un filo dorato che la guidava nell’oscurità. La stanza nella quale si trovava,il caldo soffocante, il fastidioso respiro delle Sorelle Oscure, tutto svanì e seguì il filo,mentre la luce aumentava la sua intensità attorno a lei e la avvolgeva come una coperta. La sua pelle cominciò a scottare e a pizzicare con migliaia di piccole scosse elettriche.
    Quella era sempre stata la parte peggiore all’inizio - la parte che le aveva fatti credere che stava per morire. Ora ci era abituata e lo sopportava stoicamente tremando dalla punta dei capelli alle dita dei piedi.
    L’angelo meccanico attorno la sua gola sembrava ticchettare più forte,come il ritmo del suo cuore accelerato. La pressione dentro la sua pelle iniziò a crescere -Tessa sussultò- e i suoi occhi, prima chiusi, si spalancarono mentre la sensazione cresceva fino all’apice, per poi svanire. Era finito. Tessa sbattè le palpebre freneticamente. Il primo momento dopo la trasformazione era sempre come cacciare via l’acqua dagli occhi dopo aver fatto un bagno. Guardò il suo corpo. Era magro, fragile e il tessuto del suo vestito pendeva libero, trascinandosi sul pavimento ai suoi piedi.
    Le sue mani,strette davanti a sé, erano fini e pallide, con dita screpolate e unghie rosicchiate.
    Mani estranee, aliene. “Come ti chiami?” chiese la signora Black. Si era alzata in piedi e guardava in basso verso Tessa, con occhi slavati e ardenti. Sembrava quasi affamata.
    Tessa non doveva rispondere. La ragazza di cui indossava la pelle rispose per lei,parlando attraverso di lei nel modo in cui gli spiriti parlano attraverso i medium - ma Tessa odiava pensarla in questo modo; la Trasformazione era qualcosa di molto più intimo,molto più terrificante. “Emma” rispose la voce attraverso la bocca di Tessa.
    “Mi chiamo Emma Bayliss signora.”
    “E chi sei tu, Emma Bayliss?” La voce rispose, parole che si articolavano fuori dalle labbra di Tessa, trascinando con sé immagini vivide. Era nata in Cheapside, una di sei fratelli. Suo padre era morto, e sua madre vendeva acqua alla menta da un banchetto nell’East End. Emma aveva imparato a cucire per guadagnare qualche soldino fin da quando era molto piccola. Di notte passava il tempo seduta al piccolo tavolino della cucina,cucendo alla luce della candela di sego. Qualche volta, quando la candela si consumava e non c’erano soldi per comprarne un'altra, andava giù in strada e si sedeva vicino a un lampione a gas, utilizzando quella luce per cucire. “Cosa stavi facendo di notte per strada, la sera in cui sei morta, Emma Bayiliss?” chiese la signora Dark. Stava sorridendo leggermente ora, facendo scorrere la lingua sul labbro inferiore, come se potesse presentire quale sarebbe stata la risposta. Tessa vide un vicolo stretto e buio, avvolto nella nebbia, un ago d’argento che cadeva a terra nella luce gialla del lampione. Dei passi, attutiti dalla nebbia. Mani che uscivano dall’ombra e l’afferravano per le spalle, mani che la trascinavano mentre gridava, nel buio. Ago e filo caddero dalle sue mani, il fiocco per capelli strappato mentre cercava di divincolarsi. Una voce aspra le gridava rabbiosamente qualcosa. E il riflesso argentato della lama di un pugnale, che brillava nell’oscurità e affondava nella sua pelle spruzzando sangue. Il dolore bruciava come fuoco e il terrore come nessun altro che avesse mai sperimentato. Aveva scalciato via l’uomo che la teneva, riuscendo a colpire il pugnale che teneva in mano. Aveva raccolto il coltello ed era scappata via, zoppicando man mano che diventava più debole, il sangue che fuoriusciva velocemente,così velocemente. Si piegò in due in un vicolo,e udì il grido sibilante di qualcosa dietro di sé.Sapeva che la stava seguendo,e sperava di morire prima che la raggiungesse. La Trasformazione si ruppe come una lastra di vetro. Con un grido Tessa crollò in ginocchio, il piccolo nastro strappato le cadde di mano. Erano le sue mani, ora. Emma se ne era andata, una pelle scivolata via. Tessa era di nuovo sola nella sua testa.
    La voce della signora Black sembrava venire da lontano “Theresa? Dov’è Emma?”
    “E' morta” sussurrò Tessa. "Morta nel vicolo,dissanguata”
    “Bene” esclamò soddisfatta la signora Dark. "Ben fatto Theresa. Sei stata molto brava.”
    Tessa non disse nulla. Il davanti del suo vestito era macchiato di sangue, ma non sentiva dolore. Sapeva che non era il suo sangue, non era la priva volta che le capitava. Chiuse gli occhi, la testa che le girava, ordinando a se stessa di non svenire.
    “Avremmo dovuto farglielo fare prima” disse la signora Black.
    “La faccenda della ragazza Bayliss mi preoccupa.” La risposta della signora Dark fu secca. “Non ero sicura che fosse pronta per questo. Ricorda cosa è successo con la donna …Adams.”
    Tessa sapeva esattamente cosa intendeva. Settimane prima era Cambiata in una donna che era morta per un arma da fuoco, un proiettile nel cuore, il sangue era sgorgato sul suo vestito e lei si era ritrasformata immediatamente, urlando di terrore, isterica, finchè le Sorelle non erano riuscite a farle capire che non era davvero ferita.
    “E' migliorata parecchio da allora, non credi sorella?” Disse la signora Black.
    “Tenendo conto di come si comportava all’inizio- non sapeva neanche che cosa era.”
    “Davvero, era assolutamente come creta senza forma” concordò la signora Dark.
    “Abbiamo davvero fatto un miracolo qui. Non vedo come il Maestro possa non essere soddisfatto.”
    La signora Black emise un piccolo sospiro “questo significa - Tu pensi che sia giunta l’ora?”
    “Oh assolutamente, mia cara sorella. E' pronta come non lo è mai stata. E' tempo per la nostra Theresa di incontrare il suo padrone.”
    C’era qualcosa di maligno nella sua voce, un suono così spiacevole che risvegliò bruscamente Tessa dal torpore. Di cosa stavano parlando? Chi era il Maestro? Guardò attraverso le palpebre abbassate la signora Dark tirare il cordone di seta della campana che avrebbe richiamato Miranda per riportare Tessa nella sua stanza. Sembrava che le lezioni fossero finite per oggi.
    “Forse domani” disse la signora Black “o anche stanotte. Quando diremo al Maestro che è pronta, non posso immaginare come non possa correre qui immediatamente.”
    La signora Dark, passeggiando davanti alla scrivania, ridacchiò. “Capisco che non vedi l’ora di essere pagata per il lavoro sorella. Ma Theresa non può essere semplicemente pronta. Deve anche essere presentabile, oltre che abile. Non sei d’accordo?"
    La signora Black, seguendo la sorella, stava mormorando una risposta, che fu interrotta dallo spalancarsi della porta quando Miranda entrò. Aveva sempre la stessa espressione spenta, vedere Tessa piegata sul pavimento e coperta di sangue sembrava non farle nessun effetto. Tessa pensò ancora una volta che doveva aver visto di peggio, in quella stanza.
    “Riporta la ragazza nella sua stanza Miranda.” La rabbia era scomparsa dalla voce della signora Black, molto sbrigativa adesso.
    “Prendi le cose-quelle che ti abbiamo mostrato - e rendila pronta e vestita.”
    “Le cose…che mi avete mostrato?” ripetè Miranda, in tono strano.
    Le sorelle si scambiarono un’occhiata disgustata e si avvicinarono a Miranda, bloccando a Tessa la visione della ragazza.
    Tessa le udì sussurrare e capì qualche parola -“vestita” e “guardaroba” e “Fai quel che puoi per renderla carina”e infine, la cosa che a Tessa parve la più crudele “Non sono sicura che Miranda sia abbastanza intelligente da capire istruzioni di questo tipo, sorella”.
    Rendila carina. Ma a loro cosa importava se appariva carina o no? Quando potevano obbligarla ad apparire come chiunque volessero? A cosa importava loro del suo vero aspetto? E perché il maestro avrebbe dovuto badarci? Eppure il comportamento delle sorelle mostrava che a loro importava. La signora Black uscì dalla stanza, con la sorella al seguito, come facevano sempre.
    Alla porta, la signora Dark si fermò, e guardò Tessa. “Ricorda Theresa” disse “ che questo giorno - stanotte- è quello per cui tutta ti abbiamo preparata.” Si strinse la gonna con le mani scheletriche. “Non deluderci”.
    Lasciarono la porta sbattere dietro di loro. Tessa sussultò al rumore, ma Miranda, come sempre, sembrava completamente apatica. In tutto il tempo passato nella casa Oscura, non la aveva mai visto trasalire, o sorprenderla in una espressione qualsiasi. “Vieni” disse Miranda “Dobbiamo salire le scale ora.” Tessa si alzò lentamente. La sua mente vagava. La sua vita nella casa Oscura era stata orribile, ma ormai aveva capito di esserci quasi abituata. Sapeva cosa aspettarsi, giorno dopo giorno. Sapeva che le Sorelle Oscure la stavano preparando per qualcosa, ma non sapeva cosa.
    Credeva - o vagamente, sperava- che non la avrebbero uccisa. Perchè sprecare tutto quella fatica nell’allenamento, se volevano ucciderla? Ma qualcosa nel tono malvagio della Signora Dark l’aveva spaesata. Qualcosa era cambiato. Avevano raggiunto quello che volevano da lei. Stavano per essere “pagate” Ma per cosa?
    “Vieni” Miranda ripetè ancora “dobbiamo renderti pronta per il Maestro.”
    “Miranda” disse Tessa, parlò piano, come se stesse parlando a un gatto nervoso. Miranda non aveva mai risposto a nessuna domanda di Tessa prima, ma questo non significava che non poteva provarci. ”Chi è il Maestro?” Ci fu un lungo silenzio. Miranda era di fronte a lei, la sua espressione impassibile. Poi, con sorpresa di Tessa, parlò.
    “Il maestro è un grande uomo” disse "sarà un onore per te sposarlo.”
    “Sposarlo?” Replicò Tessa. Lo shock fu così intenso che poteva vedere la stanza più chiaramente ora - Miranda, le macchie di sangue sul pavimento, il pesante mappamondo di ottone sulla scrivania, ancora appoggiato nella posizione in cui la signora Black lo aveva lasciato.
    “Io? Ma – chi è lui?”
    “E' un grande uomo” Miranda ripetè. “Sarà un onore per te.” Si mosse verso Tessa “Devi venire con me ora.”
    “No.” Tessa si allontanò dalla ragazza indietreggiando fino a sentire la schiena urtare dolorosamente contro la scrivania. Si guardò intorno disperata. Poteva correre via, ma non avrebbe mai potuto attraversare la porta con lì davanti Miranda. Non c’erano finestre, né porte che dessero su altre stanze. Se si fosse nascosta dietro la scrivania, Miranda la avrebbe semplicemente trascinata fuori e portata in camera sua. “Miranda ti prego.”
    “Devi venire con me ora.” ripeté Miranda. L'aveva quasi raggiunta.
    Tessa poteva specchiarsi nelle pupille nere degli occhi della ragazza, poteva sentire il debole odore amaro, simile quasi al carbone, che impregnava i vestiti e la pelle di Miranda.
    “Devi-“. Con una forza che non sapeva neanche di possedere, Tessa sollevò il globo di ottone dalla scrivania e vi colpì con tutte le sue forze la testa di Miranda.
    Si scontrò con un rumore stridente. Miranda indietreggiò e poi si raddrizzò. Tessa strillò e abbandonò a terra il mappamondo, mentre fissava l’intera parte destra della faccia di miranda ammaccata come una maschera di carta. Lo zigomo era appiattito, il labbro schiacciato sui denti, ma non c’era sangue, neanche una goccia.
    “Devi venire con me ora” disse Miranda, nello stesso tono che aveva usato fino ad allora. Tessa spalancò la bocca.
    “Devi venire-devi-devi-devi-devi-dddddddddd-“ La voce di Miranda tremava, degenerando in un fiume di parole senza senso. Si mosse verso Tessa piegandosi da un lato in preda a contrazioni e inciampando. Tessa si allontanò dalla scrivania e iniziò ad indietreggiare mentre la ragazza ferita iniziava a agitarsi sempre più veloce.
    Annaspava per la stanza come un ubriaco, ancora tremando e andò a sbattere contro la parete, che sembrò fermarla. Crollò a terra, inerte.
    Tessa raggiunse la porta e uscì nel corridoio, fermandosi solo una volta, appena fuori dalla stanza, a guardarsi indietro. Le sembrò, per un breve momento, che del fumo nero stava sollevandosi dal corpo a terra di Miranda, ma non c’era tempo da perdere a guardare. Tessa si precipitò lungo il corridoio, lasciando la porta spalancata dietro di sé.
    Si precipitò sulle scale, inciampò, si strappò la gonna e urtò dolorosamente un ginocchio su un gradino. Gridò e si tirò su, fino al primo pianerottolo, dove imboccò il corridoio. In fondo a questo si vedeva una curva che scompariva nell’oscurità. Come iniziò a percorrerlo, vide che era costellato di porte. Si ferò un attimo a cercare di aprirne una, ma era chiusa a chiave, e così era la seconda e le altre ancora.
    Un'altra scala portava giù alla fine del corridoio. Tessa le scese e si ritrovò in un ingresso. Sembrava che un tempo fosse stato grandioso -il pavimento era di marmo macchiato e crepato, e alte finestre su entrambi i lati erano celati da pesanti tende. Un poco di luce entrava da una fessura, illuminando una enorme porta d’ingresso.
    Il cuore di Tessa sobbalzò. Cercò la maniglia, la girò e aprì la porta. C’era una stradina lastricata davanti a lei, con file di case su ogni lato.
    L’odore della città colpì Tessa come un’esplosione - era così tanto che non respirava l’aria di fuori. Era quasi buio e il cielo si stava tingendo di blu scuro nel crepuscolo, oscurato da lembi di nebbia.
    In lontananza udì delle voci, urla di bambini che stavano giocando, il rumore degli zoccoli dei cavalli.
    Ma qui la strada era quasi deserta, eccetto che per un uomo, appoggiato su un muro vicino a un lampione, leggendo il giornale alla sua luce.
    Tessa si precipitò verso l’uomo e l’afferrò per la manica “La prego signore-se può aiutarmi-“ L’uomo si girò e la guardò.
    Tessa trattenne un urlo. La sua faccia bianca come la cera era pallida come lo era stata la prima volta che l'aveva vista, al molo di Southampton. I suoi occhi sporgenti le ricordarono quelli di Miranda, e i suoi denti brillarono metallici quando sorrise. Era il cocchiere delle Sorelle Oscure.
    Tessa iniziò a correre, ma era ormai troppo tardi.



    Edited by x-hypaz - 29/10/2010, 16:22
     
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  3. NephilimGirl
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    Grazie 1000 :)
     
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  4. Clary89
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    grazie!!!
     
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  5. JuliaCullen
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    Scusate, è del prologo non c'è la traduzione?
     
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  6. x-hypaz
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    si, nella sezione
     
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  7. cosmetic surgery
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    Nice site, nice and easy on the eyes and great content too.
     
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  8. x-hypaz
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    O___O maledetti
     
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  9. »london‚
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    grazieeeeeeeeeeeeeee!!!
     
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  10. ;neph
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    *O*
     
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9 replies since 26/10/2010, 19:00   633 views
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