Traduzione 2° cap "Hell is Cold"

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  1. x-hypaz
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    Ecco la traduzione del secondo capitolo. Ricordo che sono sempre tradotti da Nephilim Girl. Non sono traduzioni ufficiali.


    [QUOTE]

    L’inferno è freddo

    Tra due mondi aleggia la vita come una stella,
    nelle pieghe di notte e mattino, sul punto dell’orizzonte.
    Quanto poco sappiamo su chi siamo!
    Quanto ancor meno di quello che potremmo essere!
    -Lord Byron, Don Giovanni

    “Stupida ragazzina!”
    La signora Black sputò fuori le parole, mentre stringeva i nodi che legavano Tessa alla testiera del letto.
    “Cosa credevi di ottenere scappando via in quel modo? Dove pensavi di poter andare?”
    Tessa non disse niente, fissando la parete.
    Si rifiutava di far vedere alla signora Black e alla sua terribile sorella quanto fosse prossima alle lacrime, o quanto le dolessero i nodi che le stringevano i polsi e le caviglie legandola al letto.
    “È completamente insensibile all’onore che le è stato offerto” disse la signora Dark, in piedi davanti all’uscio della porta, come se volesse assicurarsi che Tessa non potesse liberarsi dei nodi e scappare via attraverso di essa.
    “È disgustoso.”
    “Abbiamo fatto tutto quello che potevamo per renderla pronta per il Maestro.” Disse la signora Black sospirando.
    “È un vero peccato aver avuto a che fare con una creta così dura da lavorare, nonostante il tuo talento. È sciocca e meschina”
    “Davvero.” Rispose la sorella.
    “Non riesce a capire quello che potrebbe succedere a suo fratello se cercasse di disobbedirci di nuovo? Possiamo anche fargliela passare liscia questa volta, ma la prossima…” Sussurrò attraverso i denti, un suono che fece rizzare i capelli sulla nuca di Tessa.
    “…Nathaniel non sarà così fortunato”
    Tessa non poteva sopportare oltre, anche se sapeva che non avrebbe dovuto parlare, per non dar loro soddisfazione, non riuscì a trattenersi.
    “Se mi aveste detto chi è il Maestro e che cosa vuole da me…”
    “Vuole sposarti piccola stupida.” La signora Black finì di stringere i nodi e fece un passo indietro per ammirare il suo lavoro.
    “Vuole darti tutto”
    “Ma perché?” Tessa sussurrò. “Perché io?”
    “Per il tuo dono” rispose la signora Dark. “Per quello che sei e per quello che puoi fare, per quello che noi ti abbiamo insegnato a fare. Dovresti esserci grata.”
    “Ma mio fratello.” Le lacrime bruciavano dietro gli occhi di Tessa.
    Non piangerò, non piangerò, non piangerò ripeteva a sé stessa. “Mi avevate detto che se avessi fatto tutto quello che mi chiedevate lo avreste lasciato andare…”
    “Una volta che avrai sposato il Maestro, lui ti darà tutto quello che desideri. E se questo è tuo fratello, lui ti esaudirà.” Non c’era rimorso o emozione della voce della signora Black.
    La signora Dark ridacchiò. “Lo so quello che sta pensando. Sta pensando che se potrà ottenere tutto quello che vuole, chiederà di vederci morte”.
    “Non sprecare le tue energie neanche immaginando la possibilità.”
    La signora Black afferrò Tessa per il mento. “Abbiamo stipulato un contratto di ferro con il Maestro, non ci potrà mai fare del male, neanche se lo desiderasse. Ci ha dato tutto, in cambio di averti.”
    Si fece più vicina, tramutando la voce in un sussurro.”Lui ti voleva in salute e intatta. Se non fosse per questo, ti avrei picchiata a sangue. Se oserai disobbedirci di nuovo, ignorerò i suoi desideri e ti frusterò, fino a quando non ti si staccherà la pelle. Hai capito?”
    Tessa voltò il viso verso il muro.

    C’era stata una notte, a bordo del Main, mentre passavano Newfoundland, in cui Tessa non riusciva a dormire. Era salita sul ponte per prendere una boccata d’aria, e aveva visto nel mare notturno il fulgore di enormi montagne luccicanti -Icebergs,come le aveva spiegato un marinaio che passava di lì; frammenti di enormi lastre di ghiaccio del nord che si staccavano a causa dell’acqua più calda.
    Scivolavano lentamente sull’acqua nera, come torri di una candida città sommersa.
    Tessa pensò che non aveva mai visto niente di più rappresentativo della solitudine in vita sua.
    Non aveva neanche iniziato a pensare alla solitudine, ora lo sapeva.
    Una volta che le Sorelle se ne furono andate, Tessa scoprì che non aveva più voglia di piangere. La pressione che sentiva dietro gli occhi era scomparsa, sostituita da una sorda sensazione di vuota disperazione.
    La signora Dark aveva ragione, se Tessa avesse potuto chiedere di vederle morte, lo avrebbe fatto.
    Provò a tirare la corda che le legava i polsi e le caviglie al letto. Non si smosse.
    I nodi erano stretti, stretti abbastanza da affondarle nella carne e provocarle un terribile formicolio nelle mani e nei piedi, come se venissero pizzicati da migliaia di aghi.
    Aveva pochi minuti, stimò, prima che le sue estremità morissero del tutto.
    Una parte di lei- e non una parte piccola- voleva smetterla di combattere,voleva giacere lì inerte, fino a quando il Maestro non fosse venuto a prenderla.
    Il cielo stava già diventando scuro fuori dalla finestra, non poteva volerci ancora molto.
    Forse voleva davvero sposarla. Forse le avrebbe realmente dato tutto quello che voleva.
    Improvvisamente sentì la voce di zia Harriet nella sua testa:
    Quando troverai un uomo che ti vuole sposare,Tessa, ricorda questo: Potrai sapere che tipo di uomo è non da quello che dice, ma da quello che fa.
    Zia Harriet aveva ragione, senz’altro.
    Nessun uomo che lei avrebbe voluto sposare la avrebbe lasciata trattare come una prigioniera e una schiava, imprigionando suo fratello, e facendola torturare in nome del suo talento. Era un inganno e un trucco.
    Dio solo sapeva che cosa voleva il Maestro da lei, una volta che la avesse avuta nelle sue mani. E se era qualcosa a cui Tessa sarebbe sopravissuta, era certa che presto avrebbe preferito la morte.
    Dio! Che inutile talento era, il suo. Il potere di cambiare aspetto? Se solo avesse avuto il potere di far prendere fuoco alle cose, o di spezzare il metallo, o di far crescere delle lame sulle sue dita al posto delle unghie! O se solo avesse avuto il potere di rendersi invisibile, o di rimpicciolirsi nelle dimensioni di un topo-
    Si bloccò immediatamente. Era così immobile che poteva udire il ticchettio dell’angelo meccanico contro il suo petto. Non aveva bisogno di rimpicciolirsi fino alle dimensioni di un topo no? Tutto quello che doveva fare era rimpicciolirsi tanto da permettere ai nodi attorno ai suoi polsi di allentarsi.
    Era possibile per lei Trasformarsi in qualcuno per una seconda volta,senza toccare nulla che fosse appartenuto a quella persona-se si era già trasformata in quella persona in passato. Le Sorelle glielo avevano insegnato. Per la prima volta, era felice di qualcosa che la avevano forzata a imparare.
    Schiacciò la schiena contro il materasso sforzandosi di ricordare. La strada, la cucina, il movimento dell’ago, la luce gialla dei lampioni a gas.
    La voleva, voleva la Trasformazione a tutti i costi. Come ti chiami? Emma, Emma Bayliss…
    La trasformazione la investì come un treno, quasi togliendole il fiato-rimodellando la sua pelle, riformando le sue ossa. Ricacciò indietro un urlo e inarcò la schiena-
    Era fatta. Sbattendo le palpebre, Tessa fissò il soffitto, poi si voltò osservando i suoi polsi e le corde attorno ad essi. Erano le sue mani, quelle di Emma, fini e fragili. La corda si era allentata intorno ai suoi piccoli polsi.
    Tessa liberò trionfalmente le mani e si sedette, strofinandosi i segni rossi che la corda aveva lasciato sulla sua pelle. Le sue caviglie erano ancora legate. Si piegò in avanti e le sue dita lavorarono velocemente sui nodi. A quanto sembrava la signora Black sapeva fare i nodi meglio di un marinaio. Le sue dita erano insanguinate e dolenti mentre scioglievano la corda, che cadde a terra mentre lei balzava in piedi.
    I capelli di Emma erano così fini che erano scivolati via dalla molletta appuntata sulla nuca di Tessa. Se li cacciò impazientemente dietro le spalle e si liberò di Emma, lasciando che la Trasformazione la scacciasse via da lei, finché scorrendo i capelli fra le sue dita li sentì di nuovo folti e familiare al tatto.
    Un rumore dietro di sé la fece voltare. Il pomello della porta della sua stanza stava girando, torcendosi su e giù freneticamente come se la persona dall’altra parte stesse avendo difficoltà ad aprirla.
    La signora Dark, pensò. La donna era tornata, per frustarla a sangue.
    Tornata, per consegnarla al Maestro.
    Tessa corse attraverso la stanza, sollevò la brocca di porcellana dal lavabo e si nascose di fianco alla porta, la brocca così stretta tra le sue dita da farne impallidire le nocche.
    Il pomello girò; la porta si aprì. Nell’oscurità tutto quello che Tessa poté vedere era la sagoma di qualcuno che entrava nella stanza. Si lanciò in avanti,scagliando la brocca con tutte le sue forze-
    La sagoma si mosse veloce come una frusta, ma tuttavia non abbastanza veloce; la brocca colpì il suo braccio teso prima di volare dalle mani di Tessa per andare a infrangersi contro la parete opposta. L’estraneo urlò, mentre una pioggia di cocci rotti volava sul pavimento. L’urlo era inconfondibilmente maschile. E tale fu anche il fiume di imprecazioni che lo seguirono.
    Lei indietreggiò, cercando di raggiungere la porta-ma si era richiusa, e per quanto cercasse di girare il pomello, quello non si muoveva.
    Una luce accecante esplose nella stanza, come un astro nascente. Tessa si voltò, cacciando via le lacrime dagli occhi-e poi guardò.
    C’era un ragazzo davanti a lei. Non poteva essere tanto più grande di Tessa- diciassette anni, o forse diciotto. Indossava quello che le parve una divisa da operaio-Una blusa nera sfilacciata, pantaloni e degli strani stivali. Non indossava la giacca, e una cinghia di cuoio si incrociava zigzagando dalla cintura fino al petto . Attaccate alla cinghia c’erano delle armi –pugnali e coltelli infoderati, e delle cose che sembravano lame di ghiaccio. Nella mano destra teneva salda una pietra luminosa – brillava,riempiendo la stanza di quella luce che aveva quasi accecato Tessa.
    L’altra mano-snella e affusolata-stava sanguinando sul dorso dove aveva colpito la caraffa.
    Ma non fu questo che la fece rimanere a bocca aperta. Aveva il più bel viso che Tessa avesse mai visto. Spettinati capelli neri e occhi azzurri come il vetro. Eleganti zigomi, una bocca piena e lunghe, folte ciglia.
    Perfino la curva della sua gola era perfetta. Appariva come Tessa aveva sempre immaginato apparisse qualsiasi eroe dei suoi romanzi. Anche se non si sarebbe mai immaginata uno di loro mentre la malediceva agitando contro il suo viso una mano insanguinata con fare accusatorio.
    Sembrò accorgersi che lo stava fissando, perché all’improvviso si fermò.
    “Mi hai tagliato” disse. La sua voce era gentile, Britannica. Molto tranquilla. Si guardò la mano con interesse critico. “Potrebbe essermi fatale.”
    Tessa lo guardò spalancando gli occhi. “Siete il Maestro?”
    Lui appoggiò la mano sul fianco. Il sangue scorreva su di esso gocciolando sul pavimento.
    “Povero me, è una massiccia perdita di sangue. La morte potrebbe essere imminente.”
    “Siete voi il Maestro?”
    “Maestro?” La guardò, leggermente sorpreso dalla sua veemenza.
    “Significa ‘esperto’ in latino non è vero?”
    “Io…”Tessa si sentiva sempre di più come intrappolata in uno strano sogno.
    “Credo di si”.
    “Io sono esperto in molte cose nella mia vita. So destreggiarmi nelle vie di Londra, danzare la quadriglia, so eccellere nell’arte giapponese delle composizioni floreali, mentire alle sciarade, occultare i sintomi di una forte ubriacatura, deliziare giovani donzelle con il mio fascino…” Tessa lo fissava.
    “Ma ahimè” proseguì, “nessuno si è mai riferito a me come ‘maestro’ e neppure come ‘mastro’. Quel che è peggio…”
    “Siete in preda ad una forte ubriacatura in questo momento?” Tessa intendeva la domanda in tutta la sua serietà, ma realizzò nel momento stesso che le parole vennero fuori dalla sua bocca che potevano suonare offensive- o peggio, ammiccanti. Sembrava troppo ben fermo sulle gambe per essere davvero ubriaco, in ogni modo. Aveva visto Nathan sbronzo abbastanza volte da riuscire a capire la differenza. Forse era semplicemente pazzo.
    “Molto diretta. Ma suppongo che tutti voi Americani lo siate, non è così?” Il ragazzo sembrava divertito. “Sì, il tuo accento ti tradisce. Come ti chiami quindi?”
    Tessa lo guardò incredula. “Come mi chiamo?”
    “Non sai il tuo nome?”
    “Voi-voi piombate qui nella mia stanza, mi spaventate quasi a morte e ora mi chiedete come mi chiamo? Quale è il vostro nome piuttosto! E chi diavolo siete ad ogni modo?”
    “Il mio nome è Herondale” il ragazzo disse allegramente. “William Herondale, ma tutti mi chiamano Will. È davvero la tua stanza?Non molto accogliente non è vero?”
    Si spostò verso la finestra, fermandosi a esaminare la pila di libri sul comodino e poi il letto. Sfiorò con una mano la corda legata alla testiera. “Dormi spesso legata al letto?”
    Tessa sentì le guance andare in fiamme e si stupì, date le circostanze, di essere ancora in grado di arrossire.
    Doveva dirgli la verità? Era possibile che fosse davvero lui il Maestro? Tuttavia nessuno che avesse avuto un aspetto simile avrebbe mai avuto bisogno di legare al letto le ragazze per convincerle a sposarlo.
    “Tieni, prendi questa” le diede la sua pietra luminosa.
    Tessa la prese, quasi aspettandosi di scottarsi le dita, ma era fredda al tatto.
    Nel momento che la strinse nel palmo, la sua luce tremolò leggermente.
    Guardò verso di lui sgomenta, ma lui non le badò e lanciò un occhiata fuori dalla finestra, apparentemente indifferente.
    “è un peccato che siamo al terzo piano. Io potrei sopportare il salto, ma probabilmente per te sarebbe fatale. No, dobbiamo passare per la porta e cercare una via di uscita nella casa.”
    “Passare attraverso-cosa?” Tessa, che si sentiva sprofondata in uno stato confusionario, scosse la testa. “Non capisco”.
    “Come puoi non capire?” Indicò i suoi libri. “Tu leggi i romanzi. Ovviamente, io sono qui per salvarti, non sembro un po’ Sir Galahad ?” Sollevò le braccia con fare drammatico.
    “La mia forza è come la forza di dieci, Perché il mio cuore è puro-“
    Qualcosa echeggiò, lontano nella casa -il suono di una porta che sbatteva.
    Will disse una parola che Sir Galahad non avrebbe mai detto, e si scostò dalla finestra con un balzo. Atterrò con una smorfia, e guardò mestamente la sua mano ferita.
    “La curerò più tardi, vieni…” la guardò intensamente, con sguardo interrogativo.
    “Miss Gray” disse lei precipitosamente “Miss Theresa Gray”
    “Miss Gray” ripetè lui. “Vieni con me, dunque, Miss Gray.”
    Si mosse veloce verso la porta,cercò il pomello e lo girò con forza-
    Non successe nulla.
    “Non funziona,” disse lei. “La porta non può essere aperta dall’interno.”
    Le labbra di Will si piegarono in un ghigno feroce. “Non può eh?”
    Portò la mano alla sua cintura, cercando uno degli oggetti legati ad essa.
    Scelse quello che sembrava un bastoncino lungo e sottile, fatto di un materiale argentato. Vi appoggiò la punta sulla porta e iniziò a disegnare. Sottili spirali nere venivano fuori dalla estremità del cilindro, emettendo un rumore sibilante mentre si muoveva sulla superficie di legno, come se l’inchiostro si sprigionasse da solo dalla sua punta.
    “State disegnando?” Tessa domandò. “Non capisco proprio come questo possa-”
    Ci fu un rumore, come di vetro che si infrangeva. Il pomello, senza venire toccato, iniziò a girare-veloce,sempre più veloce, e la porta si spalancò, una nuvola di fumo si alzava dalla serratura.
    “Ora capisci,” disse Will, e mettendo via lo strano oggetto, fece segno a Tessa di seguirlo. “Andiamo.”
    Inspiegabilmente, lei esitò, guardando indietro nella stanza che era stata la sua prigione per quasi due mesi. “I miei libri-“
    “Te ne procurerò degli altri” La spinse nel corridoio davanti a lui, e si tirò dietro la porta chiudendola dietro di sé. Dopo averle afferrato il polso, la trascinò lungo il corridoio voltando in un angolo. Qui c’erano le scale che aveva così tante volte disceso insieme a Miranda. Will fece gli scalini due a due tirandosela dietro.
    Dal piano di sopra Tessa udì un grido. Era inequivocabilmente la signora Dark.
    “Hanno scoperto la tua fuga” disse Will. Avevano raggiunto il primo pianerottolo, e Tessa rallentò il passo-solo per essere trascinata avanti da Will,che non sembrava intenzionato a fermarsi.
    “Non stiamo andando verso la porta principale?”domandò lei.
    “Non possiamo. L’edificio è circondato. Ci sono file e file di carrozze davanti all’entrata, sembra che io sia arrivato in un momento inaspettatamente eccitante.”
    Riprese a scendere le scale, con Tessa che lo seguiva. “Sai che cosa stavano tramando le Sorelle Oscure per questa notte?”
    “No.”
    “Ma tu stavi aspettando qualcuno chiamato il Maestro no?”
    Erano arrivati nei sotterranei, dove le pareti intonacate cedevano bruscamente il posto alla pietra grezza. Senza la lanterna di Miranda, era molto buio. Furono investiti da un’ondata di calore. “Per l’Angelo! Sembra di stare nel nono cerchio dell’Inferno qua sotto-“
    “Il nono cerchio dell’Inferno è freddo,” disse Tessa automaticamente.
    Will la fissò. “Cosa?”
    “Nell’Inferno di Dante” gli disse. “Gli Inferi sono freddi. Ricoperti di ghiaccio.”
    Lui la fissò per un altro, lungo momento. Gli angoli sella sua bocca si piegarono, quindi le lasciò la mano. “Dammi la stregaluce.” Alla sua espressione confusa fece un verso di impazienza. “La pietra. Dammi la pietra.”
    Nel momento in cui la sua mano si chiuse sulla pietra, la luce divampò di nuovo da essa, irradiandosi fra le sue dita. Per la prima volta, Tessa notò che aveva dei segni disegnati sul dorso della sua mano, come tracciati con inchiostro nero. Assomigliavano ad un occhio aperto. “E per quanto riguarda la temperatura dell’Inferno, Miss Gray” disse, “Lascia che ti dia una dritta. L’affascinante giovane che sta cercando di salvarti da un crudele destino, non si sbaglia mai. Nemmeno se dicesse che il cielo è viola e pieno di porcospini”.
    È davvero matto, Tessa pensò, ma non lo disse, era troppo terrorizzata dal fatto di trovarsi davanti all’enorme porta dello studio delle Sorelle Oscure.
    “No!” gli afferrò la mano, tirandolo indietro. “Non da quella parte. Non ci sono uscite. È un vicolo cieco.”
    “Vedo che continui a contraddirmi.” Will si girò e prese l’altra strada,addentrandosi nel corridoio che tessa aveva sempre temuto. Deglutendo rumorosamente,lo seguì.
    Il corridoio si restringeva man mano che proseguivano, i muri sempre più pressanti da ciascun lato.
    Il calore era ancora più intenso qui, facendo arricciare i capelli di Tessa e appiccicandoli al suo collo e alle sue tempie. L’aria era pesante e quasi irrespirabile.
    Per un po’ camminarono in silenzio, finchè Tessa non ce la fece più. Doveva chiederglielo, anche se la risposta probabilmente sarebbe stata un no.
    “Mr.Herondale,”disse “è stato mio fratello a mandarla a cercarmi?”
    Temeva quasi che lui le rispondesse con qualche commento malevolo, invece si voltò guardandola con curiosità. “Non ho mai sentito parlare di tuo fratello” disse lui, e lei sentì una punta di delusione crescerle nel petto. Sapeva che non poteva essere stato Nate a mandarlo-Avrebbe saputo il suo nome in quel caso,no?-ma faceva male lo stesso. “Ed escludendo gli ultimi dieci minuti, Miss Gray, non avevo mai sentito parlare neanche di te. Sto eseguendo un’indagine su una ragazza morta, da quasi due mesi. È stata assassinata, lasciata a morire dissanguata in un vicolo. Stava scappando da… qualcosa.” Il corridoio era arrivato ad una biforcazione, e dopo una pausa, Will prese la via di sinistra. “C’era un pugnale di fianco a lei, coperto di sangue. Con un simbolo inciso sopra. Due serpenti,ciascuno che mordeva la coda dell’altro.”
    Tessa trasalì. Lasciata a morire dissanguata in un vicolo. C’era un pugnale di fianco a lei. Sicuramente il corpo era quello di Emma. “è lo stesso simbolo che è disegnato sulla fiancata della carrozza delle Sorelle Oscure -Beh,è così che chiamo la signora Dark e la signora Black sapete-“ .
    “Non sei l’unica a chiamarle così,” disse Will. “L’ho scoperto investigando su quel simbolo. Devo aver portato quel coltello in almeno un centinaio di tane di Nascosti ,cercando qualcuno che potesse riconoscerlo. Offrendo una ricca ricompensa in cambio di informazioni, casualmente il nome delle Sorelle Oscure è arrivato alle mie orecchie.”
    “tane di Nascosti?” ripeté Tessa confusa “Cosa sono? Dei locali di Londra?”
    “Lascia perdere” disse Will. “Sto elogiando le mie prodezze investigative e preferirei non essere interrotto. Dov’ero rimansto?”
    “Il pugnale-“Tessa si interruppe quando una voce riecheggiò lungo il corridoio, stridula, sdolcinata e inconfondibile.
    “Miss Gray” Era la voce della signora Dark. Sembrava insinuarsi tra le pareti come una spirale di fumo. “Oh,Miss Gray dove sei?”
    Tessa raggelò. “Oddio,devono aver raggiunto-“
    Will le riagguantò il polso e iniziarono a correre, la stregaluce nell’altra mano proiettava uno strano schema di luci ed ombre sulle pareti di pietra mentre si precipitavano lungo il contorto corridoio. Il pavimento degradava in una discesa,la pietra si faceva sempre più liscia e umida, man mano che l’aria diveniva sempre più calda. Era davvero come se si stessero calando nell’inferno stesso, mentre le voci delle Sorelle Oscure echeggiavano lungo le pareti.”Miss Graaaaay! Non ti faremo scappare, lo sai. Non ti puoi nascondere! Ti troveremo, tesoro. Lo sai che lo faremo.”
    Will e Tessa svoltarono in un angolo, e proseguirono per un breve tratto-il corridoio finiva in una alta porta di metallo.
    Lasciando Tessa, Will si gettò contro di essa. Questa si spalancò, e Will finì all’interno, subito seguito da Tessa, che si girò per richiudersi la porta alle spalle.
    Era troppo pesante per le sue forze, e dovette spingere la sua schiena contro di essa per riuscire finalmente a chiuderla.
    L’unica illuminazione della stanza era la pietra luminosa di Will, che brillava tenue come brace ardente tra le sue dita.
    Lui la sollevò nel buio, come un riflettore su un palcoscenico, mentre sporgendosi sopra di Tessa cercava di serrare la porta. Il chiavistello era pesante e incrostato di ruggine, e stando così vicina a lui Tessa poteva sentire la tensione del suo corpo, mentre forzava il catenaccio fino a inserirlo faticosamente nella serratura.
    “Miss Gray?” le era addosso, la schiena di lei schiacciata contro la porta chiusa.
    Poteva sentire il ritmo galoppante del suo cuore-o era il suo cuore? La strana illuminazione diafana che di irradiava dalla pietra illuminava l’angolo affilato dei suoi zigomi, il sudore luccicante sulla sua clavicola. Anche lì c’erano dei marchi, notò, che risalivano dal colletto sbottonato della sua camicia-uguali al marchio sulla sua mano, scuri e spessi, come se qualcuno li avesse disegnati sulla sua pelle con l’inchiostro.
    “Dove siamo?” sussurrò lei. “Siamo al sicuro?”
    Senza rispondere lui si scostò, alzando in alto la mano destra. Quando la sollevò la luce ridiventò intensa, illuminando la stanza.
    Erano in una specie di cella, anche se molto ampia. I muri, il pavimento, il soffitto erano di pietra, il pavimento degradava verso uno scolo centrale.
    C’era solo una finestra, molto in alto su una parete. Non c’erano porte, eccetto quella da cui erano entrati. Ma non fu questo a mozzare il respiro a Tessa.
    Quel posto era un mattatoio. Dei lunghi tavoli di legno attraversavano la stanza. C’erano dei corpi abbandonati su di essi-corpi umani,nudi e pallidi. Ognuno aveva un’incisione nera a forma di Y sul petto, e le teste ciondolavano dal bordo del tavolo, i capelli delle donne si trascinavano sul pavimento come rampicanti.
    Nel tavolo centrale c’erano pile di coltelli e strumenti macchiati di sangue-ingranaggi di rame, meccanismi di ottone e seghetti argentati con denti affilati.
    Tessa si portò una mano alla bocca, soffocando un grido.
    Sentì il sapore del sangue nel momento in cui si morse le nocche delle dita. Will non sembrò accorgersene; era pallido in volto, e si guardava intorno, mormorando qualcosa sottovoce, che Tessa non poté udire.
    La porta di metallo tremò con un rumore di schianto, come se qualcosa di pesante fosse stato gettato contro di essa. Tessa abbassò la mano sanguinante e gridò. “Mr.Herondale!”
    Lui si voltò, mentre la porta tremava di nuovo. Una voce risuonò dall’altra parte di essa: ”Miss Gray! Vieni fuori e non ti faremo alcun male!”
    “Mentono” disse subito Tessa.
    “Oh, credi davvero?” chiese Will mettendo nella domanda quanto più sarcasmo fosse umanamente possibile. Mise in tasca la strega luce e saltò sul tavolo centrale, quello coperto di macchinari insanguinati. Si chinò e afferrò un ingranaggio di rame apparentemente molto pesante,soppesandolo nella sua mano.
    Gemendo per lo sforzo, lo gettò verso la finestra; il vetro si infranse e Will gridò. “Henry, un po’ di assistenza per favore! Henry!”
    “Chi è Henry?” Tessa domandò, ma in quel momento la porta vibrò una terza volta, e delle sottili crepe apparsero nel metallo. Chiaramente, non avrebbe retto ancora a lungo. Tessa si avvicinò al tavolo e prese un arma, praticamente a caso-era un seghetto dai denti arrugginiti, tipo quelli che i macellai usano per tagliare le ossa. Si girò su sé stessa, stringendolo, quando la porta si spalancò.
    Le Sorelle Oscure erano sulla porta-La signora Dark alta e ossuta come un rastrello, nel suo vestito giallo limone, e la signora Black, paonazza, gli occhi ridotti a due fessure.
    Delle scintille blu le circondavano, come piccoli fuochi artificiali.
    Il loro sguardo cadde su Will -che, ancora in piedi sul tavolo, aveva sfoderato una delle sue spade di ghiaccio dalla cintura- per andare a finire su Tessa.
    La bocca della signora Black,una linea rossa nella sua faccia pallida,si stirò in un sorriso.

    “Piccola Miss.Gray”Disse. “Dovresti pensare di più e correre di meno. Ti avevamo detto che cosa sarebbe successo se fossi fuggita di nuovo…”
    “E allora fatelo! Frustatemi a sangue. Uccidetemi. Non mi interessa!” gridò Tessa, e fu felice di notare che le Sorelle rimasero interdette, alla sua reazione; era sempre stata troppo terrorizzata per alzare la voce contro di loro prima, “Non vi permetterò di consegnarmi al Maestro! Preferisco morire! “
    “Che inaspettata lingua lunga che hai, mia cara,” disse la signora Black. Con deliberazione si sfilò un guanto dalla mano destra, e Tessa vide per la prima volta la sua mano nuda. La pelle era grigia e rugosa,come il mantello di un elefante, le sue unghie lunghi artigli neri. Sembravano affilati come coltelli. La signora Black fece un sorriso tirato verso di Tessa. “Forse se te la strappassi impareresti le buone maniere”.
    Si mosse verso di Tessa -e fu bloccata da Will, che saltò giù dal tavolo intromettendosi tra le due. “Malik” esclamò, e la sua spada di ghiaccio si illuminò come una stella.
    “Togliti di mezzo piccolo Cacciatore,” disse la signora Black. “E porta le tue Spade Angeliche con te .Questa non è la tua battaglia.”
    “Ti sbagli su questo.” Will strinse gli occhi “Ho sentito qualcosa su di voi, mia signora. Voci che corrono fra i Nascosti come un fiume di nero veleno. Si dice che voi e vostra sorella paghiate profumatamente in cambio di corpi umani, e che non vi importi più di tanto di come questi siano arrivati a diventare cadaveri.”
    “Tanto trambusto per qualche mondano.” La signora Dark ridacchiò e si avvicinò ad affiancare la sorella, in modo che Will, con la sua spada fiammeggiante, si ritrovò tra Tessa e le due donne. “Non abbiamo alcun motivo di contrasto con te Shadowhunter, a meno che tu non ce ne fornisca uno. Hai invaso il nostro territorio infrangendo gli Accordi. Potremmo denunciarti al Clave-“

    “Dal momento che il Clave disapprova i trasgressori, incredibilmente prenderà ancora peggio la notizia di gente decapitata e scuoiata. Sono davvero strani a volte,” disse Will.
    “Gente?” sputò fuori la signora Dark. “Mondani. A voi non vi importa di loro molto più di quanto importi a noi.” Quindi spostò lo sguardo verso Tessa. “Lui ti ha detto che cosa è in realtà? Non è umano-“
    “Senti chi parla,” disse Tessa con voce tremante.
    “E lei ti ha detto che cosa è lei?” Domandò la signora Black a Will. “Ti ha parlato del suo potere? Di quello che può fare?”
    “Se posso azzardare un ipotesi,” rispose Will, “Direi che ha qualcosa a che fare con in Maestro.”
    Lo sguardo della signora Dark si fece sospettoso. “Tu sai del Maestro?”poi guardò Tessa. “Ah,capisco. Sai solo quello che lei ti ha raccontato. Il Maestro, mio piccolo ragazzo-angelo, è più pericoloso di quanto tu possa mai immaginare. E ha atteso così a lungo per qualcuno con l’abilità di Tessa. Potresti persino dire che è stato lui, l’artefice della sua nascita-“
    Le sue parole furono inghiottite da un boato assordante, mentre l’intera parete est della cella crollava all’interno.
    Era come la caduta delle mura di Jericho, disegnata sul vecchio libro illustrato di storie Bibliche di Tessa.
    Un momento prima il muro era lì, e quello subito dopo non c’era più; c’era un gigantesco buco rettangolare al suo posto, avvolto da vorticose nuvole di polvere di gesso.
    La signora Dark emise un urlo acuto, e sollevò la sua gonna con le mani ossute.
    Chiaramente non si sarebbe mai aspettata che la parete franasse, tanto quanto non se lo aspettava Tessa.
    Will afferrò la mano della ragazza e la spinse verso di sé, riparandola con il suo corpo mentre dal cielo piovevano pezzi di pietra e intonaco. Come le sue braccia la circondarono, udì la signora Black urlare.
    Tessa si girò nell’abbraccio di Will, cercando di vedere cosa stava succedendo. La signora Dark era in piedi, indicando con un tremante dito inguantato il buco nero nella parete.

    La polvere aveva iniziato a diradarsi -abbastanza da permettere alle figure che si muovevano verso di loro attraverso la breccia di iniziare lentamente a prendere forma. I contorni di due figure umane diventarono visibili; ognuna teneva in mano una spada, e ogni spada brillava della stessa luce bianco-azzurra di quella di Will. Angeli, Tessa pensò,ma non disse nulla. Quella luce,così brillante –che cosa altro potevano essere?
    La signora Black gridò e si buttò in avanti. Protese le mani e delle scintille esplosero dalle sue dita come fuochi d’artificio.
    Tessa sentì qualcuno gridare –un grido molto umano- E Will, lasciando Tessa, ruotò su sé stesso, muovendo rapido la spada incandescente verso la signora Black. La lama sibilò nell’aria,e andò a conficcarsi nel suo petto.
    Urlando e contorcendosi, la donna si sbilanciò all’indietro e cadde, crollando su uno degli orribili tavoli, che si spaccò sotto il suo peso in un fiume di sangue e schegge di legno.
    Will sorrise. Non era un sorriso piacevole. Si voltò verso di Tessa. Per un momento si fissarono, silenziosamente attraverso lo spazio che li separava-poi i suoi compagni lo circondarono, due uomini in scure divise attillate, che brandivano spade scintillanti e si muovevano così velocemente che la visuale di Tessa faceva fatica a metterli a fuoco.
    Tessa indietreggiò verso il muro opposto, cercando di evitare il caos del centro della stanza, mentre la signora Dark, ululando imprecazioni, teneva a bada i suoi nemici con le scintille incandescenti di energia che volavano dalle sue dita come pioggia infernale.

    La signora Black giaceva immobile sul pavimento, colonne si fumo nero si alzavano dal suo corpo,come se stesse bruciando dall’interno.
    Tessa si mosse verso la porta aperta che dava sul corridoio-e una mano la afferrò aggredendola alle sue spalle. Tessa strillò divincolandosi, ma le mani che le circondavano le braccia erano forti come l’acciaio. Girò la testa da un lato e conficcò i denti nella mano che le stringeva il braccio destro. Qualcuno gridò e la lasciò andare; voltandosi, vide un uomo alto, con un ammasso di capelli rossi e spettinati, che la fissava con un’ espressione di rimprovero, la mano sanguinante stretta al suo petto. “Will!” gridò. “Will, mi ha morso!”
    “Davvero,Henry?” Will, divertito come suo solito, appariva come uno spirito, evocato nel caos di fumo e fiamme.
    Dietro di lui, Tessa poteva vedere l’altro dei suoi compagni, un muscoloso ragazzo bruno, che stava tenendo ferma una recalcitrante signora Dark.

    La signora Black era una gobba figura scura sul pavimento.
    Will sollevò un sopraciglio nella direzione di Tessa. “è cattiva educazione mordere,” la informò. “è scortese, sai. Non te lo ha mai detto nessuno?”
    “è scortese anche agguantare le signore alle spalle senza essersi prima presentati,” Tessa disse stizzita. “Non te lo ha mai detto nessuno?”
    L’uomo dai capelli rossi che Will aveva chiamato Henry agitò la sua mano sanguinante con un sorriso di scuse. Aveva un viso simpatico, pensò Tessa; si sentiva quasi in colpa per averlo morso.
    “Will! Attento!” gridò il ragazzo bruno. Will si voltò mentre qualcosa volava per aria, mancando per un pelo la testa di Henry, e schiantandosi sul muro dietro di Tessa. Era un grosso ingranaggio d’ottone, e colpì la parete con tanta forza da rimanerci incastrato come un coltello gettato in un impasto per dolci.
    Tessa si girò- e vide la signora Black avanzare verso di loro, i suoi occhi ardenti come brace nella sua faccia grinzosa. Nere lingue di fuoco divampavano attorno all’elsa della spada che la trapassava da parte a parte.
    “Dannazione-“ La mano di Will cercò l’elsa di un'altra spada appesa alla sua cintura. “Pensavo che avessimo messo quella cosa al tappeto-“
    Scoprendo i denti, la signora Black si lanciò. Will riuscì a farsi da parte, ma Henry non fu così veloce. L’urto lo sbatté a terra. Aggrappandosi come una zecca,la signora Black gli montò addosso, ringhiando, i suoi artigli affondarono nelle sue spalle mentre gridava.
    Will si mosse rapido, con un’altra spada nella sua mano. Sollevandola, gridò “Uriel!” ed essa divampò improvvisamente nella sua presa,come una torcia infuocata. Tessa cadde all’indietro contro il muro, mentre la lama si muoveva sibilando. La signora Black si voltò, con gli artigli sguainati, cercando di fermarlo - E la spada le recise di netto la gola. Completamente mozzata, la testa cadde rotolando sul pavimento, mentre Henry, gridando di disgusto, e ricoperto di sangue nerastro, si scrollava di dosso i resti del corpo gettandolo ai suoi piedi.
    Un urlo terribile rimbombò nella stanza.” “Noooo!”
    Il grido proveniva dalla signora Dark. Il ragazzo bruno la lasciò andare con un urlo improvviso mentre un fuoco ceruleo usciva dalle sue mani e dai suoi occhi.

    Gridando di dolore, il ragazzo cadde da una parte, mentre lei si liberava dalla sua presa avanzando verso Will e Tessa.
    Gli occhi della signora Dark bruciavano come delle torce scure. Stava sibilando qualcosa in un linguaggio che Tessa non aveva mai sentito.
    Assomigliava allo scoppiettio delle fiamme. Sollevando una mano, la donna lanciò quello sembrava un lampo di luce verso Tessa. Con un grido Will le si parò davanti, la spada scintillante sguainata. Il lampo si riflesse sulla lama e andò a colpire uno dei muri di pietra, che si illuminò di uno strano bagliore.
    “Henry” gridò Will, senza voltarsi, “Porta Miss Gray in un posto sicuro-presto-“

    La mano morsicata di Henry si appoggiò sulla spalla di Tessa, mentre la signora Dark lanciava un altro lama di luce verso di lei. Perché sta cercando di uccidere me? Tessa pensò irrigidita. Perché non Will? Henry la spinse davanti a sé, mentre altra luce si infrangeva sulla spada di Will, riflettendosi in una dozzina di schegge scintillanti .Per un istante Tessa si fermò a guardare, catturata dall’improbabile bellezza dello spettacolo-poi sentì Henry gridare, dicendole di buttarsi a terra, ma era troppo tardi.
    Una delle schegge infuocate aveva colpito la sua spalla, con incredibile forza. Fu come venire colpita da un treno in corsa. Venne strappata dalla presa di Henry, sollevata per aria e gettata all’ indietro. La sua testa sbatté contro il muro, con una forza accecante. Fu in grado di riconoscere la risata stridula della signora Dark solo per poco,prima che il mondo scomparisse del tutto.

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  2. @Katherine@
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    Voglio quel libro! :taci:


    Nephilim Girl ti stimo.
     
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  3. »london‚
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    non credo che riusciro ad aspettare fino a maggio/ luglio ç_ç
     
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2 replies since 7/11/2010, 16:53   267 views
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